Da qualche mese le donne italiane (e qualche uomo) si stanno indignando davanti alle tristi vicende che spopolano sui quotidiani che raffigurano donne trattate come elemento ornamentale di festini ambigui, oggetti di un becero erotismo, giovani svilite nella loro femminilità.
Tra disgusto e sconcerto si attende comunque la conferma dei magistrati, ma come spesso accade in Italia, ci si è buttati diretti verso il problema contingente senza tenere minimamente in considerazione le cause. Ciò che sconcerta realmente è il fatto che molte donne italiane sembrano essersi rese conto solo adesso di quale sia la condizione femminile in questo paese. Sono anni che in televisione non ci fanno vedere altro che vallette vestite solo per metà (alle volte anche solo per un terzo) e ballerine che più che una coreografia pare stiano posando per un “calendario artistico”. Per non parlare poi di spot e manifesti pubblicitari. Una buona panoramica di tutto questo è offerto dal video Il corpo delle Donne, della giornalista Lorella Zanardo che trovate su questo link: http://www.ilcorpodelledonne.net/
Perché davanti a questo non si è mai scandalizzato nessuno? Perché non sono nati gruppi su facebook , sit-in o non si sono fatte raccolte di firme?
Pensare che poco più di 150 anni fa un’altra generazione di donne rischiava la vita per il bene del nostro Paese. Donne che hanno contribuito al Risorgimento, come più tardi alla Resistenza. A questa generazione ne sono seguite altre: donne che hanno deciso di deporre quelle ali, pesanti come macigni, di “angelo del focolare” per porre fine a una società in cui l’ingerenza maschile era vista come naturale e ovvia. Quelle stesse donne hanno poi lottato per l’aborto, per il divorzio, per il raggiungimento delle pari opportunità in politica e nei posti di lavoro. Per ottenere il pieno, autonomo, consapevole possesso del proprio corpo.
E oggi televisioni, rassegne stampa, manifesti pubblicitari, ci sbattono costantemente in faccia la realtà, e cioè che siamo state in grado di bruciare decenni di sforzi e sacrifici. E la cosa peggiore è che questa volta, nella maggioranza dei casi, gli uomini non c’entrano nulla! Al possesso della propria fisicità è corrisposto per molte donne una mercificazione consapevole, e anche ben pagata; il corpo è diventato una chiave d’accesso ora al mondo dello spettacolo, ora a quello della politica. Il fenomeno del “bunga bunga” di cui tutti tanto parlano non è che la punta di un iceberg. “Io sono mia” recitava uno degli slogan che hanno caratterizzato la lotta femminista. Sembra però che sempre più donne oggi ne abbiano cambiato significato. Meno male non tutte.
Nella puntata di domani di UniVerità cercheremo di affrontare tutte queste tematiche, e non aspettiamo altro che i vostri commenti e i vostri suggerimenti!
Appuntamento per domani sera dalle 20.30 con MaryF e una cara ospite!
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