Nella settima puntata de L’Intonarumori, il 19 ottobre, abbiamo avuto l’occasione di ascoltare questo giovane cantautore comasco, Filippo Andreani, che al suo secondo album, dopo “La storia sbagliata”, ci regala altre 11 poesie/canzoni con “Scritti con Pablo”. Noi di uRadio non abbiamo voluto perdere l’occasione di porre alcune domande a Filippo - colgo l’occasione di ringraziare MaryF per aver contribuito alla stesura delle stesse - che si è mostrato disponibilissimo e lo ringraziamo.
L'impressione che ho avuto la prima volta ascoltandoti è stata che c'è molto De André nella tua musica e scommetto te lo diranno in molti questo. È un "etichettamento" che ti da fastidio o comunque lo senti come un fardello che ti accompagnerà oppure riconosci di rifarti molto a lui e non lo nascondi?
Credo che, oltre a me, gran parte del cantautorato attuale si rifaccia all'opera ed al modo di De André. È inevitabile. Il fatto che, secondo alcuni, il mio timbro e la mia penna lo ricordino particolarmente non è di per sé un fardello. Chi ascolta le mie parole, chi sonda a fondo ciò che ho da dire, non può - a mio avviso - fare a meno di considerare quanto sopra una pura coincidenza. Non ho mai ricevuto accuse di emulazione (!), e nei pochi casi in cui mi sono state insinuate ho risposto con forza che non ci è mai stato nelle mie intenzioni alcun tentativo di somigliare. Né a lui, né ad altri.
Questo è il tuo secondo lavoro, dopo aver ricevuto tanti elogi per il primo album, come hai affrontato psicologicamente l'approccio alla preparazione dell'ultima fatica, questa fiducia si è rivelata un peso per la riconferma o ti ha dato maggiore fiducia?
Guarda, in tutta sincerità, la scrittura e la musica sono per me - prima d'ogni altra cosa - una profonda, amatissima passione. Per cui, non avevo né - mi auguro - avrò mai alcuna "ansia da prestazione". Non ho aspettative verso il mio futuro, non mi chiedo mai né quanti dischi venderò né quante persone incontrerò ai concerti. Scrivo e suono perchè non riesco a trattenermi, è come se mi scappasse la pipì! C'è solo la gioia di poter scrivere, di poter raccontare; la voglia di condividere le melodie con il pubblico e coi musicisti...
Perché questo titolo per il tuo secondo album, "Scritti con Pablo"?
Per due ragioni: da una parte ha un'assonanza chiara con "Scritti corsari" di Pasolini, una somma di testi che io adoro. Anche Pasolini, peraltro, si chiamava (Pier)Paolo. Un doppio, modesto omaggio a un grande maestro. E poi, per un'altra ragione decisamente più pratica: ho scritto tutte le canzoni la sera tardi, dopo il lavoro. Eravamo sempre io, il mio cane e un sacco di fogli scritti e riscritti. Io, lui, i fogli e la chitarra. Sempre, ogni sera, per alcuni mesi. Sapete come si chiama il mio cane? I miei scritti, li ho scritti con lui.
L'ultimo brano è un omaggio a Bertoli, la cover del suo brano "Alete e al Ragasol": perché si parla così poco di un così grande cantautore?
Chi lo sa... Come lui, ce ne sono molti altri che sono rimasti all'ombra... Non ti so rispondere. Ma io Bertoli lo adoro, ha scritto (o anche solo interpretato con la sua magnifica voce) alcune tra le più belle canzoni d'autore di sempre.
Boda
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