11 gennaio 2011

THE SCREW - 80 [2010]


The Screw - 80 (Torrent-Mediafire)




  1. Song for Simon Lousy
  2. My Dirty Windows
  3. D
  4. Pop Corn
  5. R
  6. II Road
  7. U
  8. Fake
  9. Bulgarian 1984
  10. G
Si chiama 80 il nuovo ep dei The Screw, gruppo di ragazzi senesi ventenni. Non avendone la certezza (non gliel'ho chiesto!) posso solo supporre che il nome del loro lavoro sia dovuto al fatto che riconoscono negli eighties le loro radici e la loro ragione di essere. Il che - se fosse così! - sarebbe in parte vero, in parte no.
Vero è che negli anni '80 ci sono stati i Pixies e i Sonic Youth che sono evidentemente - soprattutto i secondi - tra i padri putativi del giovane gruppo senese, così legato al movimento indie della prima ora, quello in bilico tra punk, noise e istanze pop. Va detto però che maggiori affinità le ho trovate con i Pavement, gruppo la cui parabola di successo sta tutta entro gli anni '90: l'attitudine squisitamente lo-fi dei The Screw ha non poche affinità con i pezzi di Slanted & Enchanted (1992): dalle scelte in fase di mixaggio, all'interpretazione vocale finanche a singoli elementi (confrontate il coro che si trova in In the Mouth of a Desert con quello di Pop Corn e riditemi!). Non di meno - e inevitabilmente! - i The Screw sono figli della loro epoca e risentono di molti echi provenienti dai loro ascolti più recenti. Ascoltando My Dirty Windows non è affatto impossibile andare con la mente ai The Horrors - anche qui: lo "Hey!" di Count in Fives! -, Fake per tanti versi è un pezzo che avrebbero potuto scrivere tranquillamente i Bloc Party e addirittura - ma questa forse è un'impressione mia? - diverse frasi di chitarra sparse per tutto l'ep mi fanno credere che questi giovanotti abbiano consumato i dischi dei System of a Down... Mi sbaglio?. E ancora, stavolta senza stare ad andare geograficamente troppo lontano: come si fa a non trovare delle affinità tra II Road e Living, pezzo dei senesi Not Humans, già recensiti da questa stessa zine nonché amici dei The Screw? E di nuovo: gli intermezzi sintetici e soprattutto G in chiusura almeno nelle intenzioni - non tanto nella resa, ancora da limare parecchio - possono rimandare perfino (segno della croce) al kraut! Ma l'elenco potrebbe essere ancora lungo, mi vengono in mente i The Vines, i Dandy Warhols...
Spero sia passato il concetto: ai The Screw non mancano le idee. Non so in ambito alcolico, ma in ambito musicale si dimostrano delle vere e proprie spugnette pronte a riversare entusiasticamente ogni loro ascolto nella propria musica, il che è un bene. Un po' meno bene probabilmente la resa totale: il fatto che questa recensione abbia così tanti link che rimandano a esperienze così lontane le une dalle altre vuole sottolineare la poliedricità di questo gruppo, ma pone anche il non secondario problema di conciliarle tutte, queste esperienze. Non è impresa facile per i gruppi affermati e di successo, tanto meno lo è per dei ragazzi ancora in cerca di un'identità ben precisa, ai quali i numeri certo non mancano, la voglia figuriamoci. E' tutta una questione di focalizzazione di intenti: per fare solo un esempio, gli intermezzi elettro-synth sono molto carini, ma in un lavoro come questo ep distolgono l'attenzione e rischiano di essere pedanti. Se quindi posso fare un solo appunto ai The Screw, quello sta in una parola: sintesi. Sintesi intesa sia come ricerca della brevità sia come riduzione di tutti i loro stimoli verso un'unitarietà più profonda, non solo nella dimensione dell'ep ma anche nelle singole canzoni.
Ciò detto, l'esperienza la si costruisce con il tempo, ascoltando, metabolizzando, suonando, risuonando... E visti i molti interessi dei The Screw sono molto curioso di sapere come potrà svilupparsi la loro, di esperienza. Bravi!


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(karmapoliceman)

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