22 dicembre 2011

Fenomenologia del "Se eu te pego"



Un tormentone si riconosce per diversi aspetti: melodia facilmente memorizzabile, testo sole-cuore-amore, ritmo da ballo (meglio se di gruppo), rotazione quasi in loop su radio e tv, e soprattutto capacità di entrare in testa anche a chi se ne priverebbe volentieri.
Di solito ce li sorbiamo tutti o quasi in estate, periodo notoriamente riservato alle uscite più tamarre, sculettando sotto l’ombrellone. Evidentemente quest’anno sentivamo la mancanza di un ballettino anche sotto l’albero e il tormentone è provvidenzialmente arrivato. In effetti, in Brasile è estate, direte voi.
Ma non ci sarà dell’altro? Vediamo un po’.
Chi è questo Michel Telò? Cantante, compositore e ballerino brasiliano, da 2 anni ha iniziato la carriera solista e si è ritrovato in cima alle classifiche carioca interpretando Fugidinha, graziosa canzoncina basata su un sottile gioco di parole (trad. scappatella/scop…ecc), prima di sbancare anche da questa parte di mondo. L’esplosione con Ai se eu te pego l’ha convertito in una star internazionale, candidato ai Latin Grammy Awards per Miglior Album Sertanejo, oltre che ad altri riconoscimenti in patria.
Sulla canzone in questione diciamo soltanto che rientra perfettamente nel genere tutto brasiliano del Sertanejo Universitario, pronipote del Sertanejo Classico, simile al country, per capirsi. Senza entrare nel sottobosco della musica do Brasil, da cui non usciremmo vivi, possiamo paragonare questa ondata di giovani strimpellatori saltellanti al pop da classifica dei paladini dei talent shows nostrani. Aggiungete ondulature di fianchi, allusioni poco velate alla “se ti piglio”, atmosfera da sagra ed ecco la hit sertaneja.
Non possiamo certo ignorare il ruolo svolto dai pallonari brasiliani nell’esportazione del pezzone e, soprattutto, del balletto che lo accompagna. Galeotta fu l’esultanza di Neymar, crestato giocatore del Santos di San Paolo, ripresa dai vari Cristiano Ronaldo, Robinho, Pato, Candreva (!?). Merito – o colpa – loro se è partito questo fenomeno inarrestabile, che dura ormai da più delle 2 settimane standard dopo le quali si annoiano anche i più accaniti.
Sarà l’appeal del calciatore danzante (inguardabile), la musicalità del portoghese brasiliano, il testo becero ma sicuramente d’impatto, la facilità di ascolto, o l’insieme di questi. Fatto sta, qui ci troviamo davanti a due possibilità:

  1. pazientare ancora un po’ prima di liberarcene e tornare ai nostri LigaJova/ CartaFerro.
  2. entrare nel trip carioca, rischiando di vedere in questi arrampica-classifiche gli esponenti della musica brasiliana in totum, ignorando l’universo della MPB (musica popolare brasiliana) che include gente come João Gilberto, Jobim, Chico Buarque e anche il Seu Jorge del samba rock, tanto per citarne alcuni.

“O altri, o nessuno”. La speranza è certamente vana, ma noi ce lo auguriamo lo stesso.





Francesca Berti

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