Non so dire se la cover dell'ep dei Mary in June, Ferirsi, ha nelle loro intenzioni un particolare significato, fatto sta che pare singolarmente programmatica.
Ma ci arriviamo tra un secondo.
Prima diciamo che i Mary in June, band di origini romane, ha ascoltato taaaaaanta musica, tanto post rock in particolare: non dico che l'ideale di riferimento siano i Mogwai, ma il panorama estetico che rivive nei loro pezzi ha evidentemente radice in quelle esperienze chitarristiche.
Addirittura, nelle esplosive tirate de Il giardino segreto ci ho sentito echi da certi pezzi epici dei 65daysofstatic, band canadese che nel complesso non ha gran che in comune con i Nostri. Influenze variegate, quindi, figlie dirette di un movimento che ha respiro internazionale.
Tutto ciò però rappresenta però solo una parte minimale del sound dei Mary in June, che le loro fondamenta - solidissime, va detto - le erigono prepotentemente nel contesto alternativo italiano. Prendendo per scontati debiti nei confronti degli Afterhours, è proprio la scena post rock italiana quella saccheggiata per mettere insieme Ferirsi: i Giardini di Mirò rieccheggiano nelle chitarre, spesso liquide, mentre il cantato chiama in causa sua maestà Emidio Clementi dei Massimo Volume, in modo efficace ed empatico. I synth, poi, sono tra le note più liete della band, e contribuiscono non poco a materializzare nella mente di un ascoltatore attento quella che a mio parere è la band che più ha dato a questi ragazzi, ovvero i primi Yuppie Flu, quelli di At the Zoo, legatissimi all'esperienza post rock ma già con un piede nel mondo di una new wave tutta italiana che contribuiranno a costruire.
Voi direte, "ma i Mary in June, in tutto questo, dove sono?"
E qui torniamo alla cover del disco.
Quella che così a occhio sembra una serigrafia è stampata su una carta stropicciata, piegata, con una consistenza vera e materica. Su di essa la linea, un tratto quasi scarabocchiato, costruisce una realtà in due dimensioni, una rappresentazione di un vero che è tormentato e contraddittorio. L'effetto complessivo è quello di un bel lavoro, in bilico tra una feconda progettualità e uno strazio contenuto a stento dalla forma della realtà.
Così suona questo ep. Se c'è una cosa che mi ha colpito di Ferirsi è che la contraddizione del titolo si riflette in ogni aspetto del lavoro, che il più delle volte suona luminosissimo pur essendo alle prese con gli abissi dell'esistenza, che sfrutta un lessico che fa del contrasto la sua estetica fondante: si parla del mare, del galleggiare e dell'oceano, ma anche di olio, benzina e cherosene, dell'affogare e del buio, dello sparire sommersi nel nulla. Ciò che questo lavoro trasuda è espressività totale, a momenti contenuta e a momenti lasciata deflagrare da un impianto narrativo evidentemente ben studiato, di stampo quasi intellettuale.
Non solo un lavoro di mestiere quindi (e se anche fosse, cavoli, stiamo parlando di un primo album!), ma uno scrignetto emotivamente devastante e compattissimo, frutto sì di una consistente progettualità, ma anche e soprattutto di una capacità espressiva straripante.
Ma ci arriviamo tra un secondo.
Prima diciamo che i Mary in June, band di origini romane, ha ascoltato taaaaaanta musica, tanto post rock in particolare: non dico che l'ideale di riferimento siano i Mogwai, ma il panorama estetico che rivive nei loro pezzi ha evidentemente radice in quelle esperienze chitarristiche.
Addirittura, nelle esplosive tirate de Il giardino segreto ci ho sentito echi da certi pezzi epici dei 65daysofstatic, band canadese che nel complesso non ha gran che in comune con i Nostri. Influenze variegate, quindi, figlie dirette di un movimento che ha respiro internazionale.
Tutto ciò però rappresenta però solo una parte minimale del sound dei Mary in June, che le loro fondamenta - solidissime, va detto - le erigono prepotentemente nel contesto alternativo italiano. Prendendo per scontati debiti nei confronti degli Afterhours, è proprio la scena post rock italiana quella saccheggiata per mettere insieme Ferirsi: i Giardini di Mirò rieccheggiano nelle chitarre, spesso liquide, mentre il cantato chiama in causa sua maestà Emidio Clementi dei Massimo Volume, in modo efficace ed empatico. I synth, poi, sono tra le note più liete della band, e contribuiscono non poco a materializzare nella mente di un ascoltatore attento quella che a mio parere è la band che più ha dato a questi ragazzi, ovvero i primi Yuppie Flu, quelli di At the Zoo, legatissimi all'esperienza post rock ma già con un piede nel mondo di una new wave tutta italiana che contribuiranno a costruire.
Voi direte, "ma i Mary in June, in tutto questo, dove sono?"
E qui torniamo alla cover del disco.
Quella che così a occhio sembra una serigrafia è stampata su una carta stropicciata, piegata, con una consistenza vera e materica. Su di essa la linea, un tratto quasi scarabocchiato, costruisce una realtà in due dimensioni, una rappresentazione di un vero che è tormentato e contraddittorio. L'effetto complessivo è quello di un bel lavoro, in bilico tra una feconda progettualità e uno strazio contenuto a stento dalla forma della realtà.
Così suona questo ep. Se c'è una cosa che mi ha colpito di Ferirsi è che la contraddizione del titolo si riflette in ogni aspetto del lavoro, che il più delle volte suona luminosissimo pur essendo alle prese con gli abissi dell'esistenza, che sfrutta un lessico che fa del contrasto la sua estetica fondante: si parla del mare, del galleggiare e dell'oceano, ma anche di olio, benzina e cherosene, dell'affogare e del buio, dello sparire sommersi nel nulla. Ciò che questo lavoro trasuda è espressività totale, a momenti contenuta e a momenti lasciata deflagrare da un impianto narrativo evidentemente ben studiato, di stampo quasi intellettuale.
Non solo un lavoro di mestiere quindi (e se anche fosse, cavoli, stiamo parlando di un primo album!), ma uno scrignetto emotivamente devastante e compattissimo, frutto sì di una consistente progettualità, ma anche e soprattutto di una capacità espressiva straripante.
Da questo player di Bandcamp potete ascoltare e scaricare gratuitamente l'intero lavoro: se non si fosse capito ve lo consigliamo :)
mail: maryinjune@gmail.com
bandcamp: maryinjune.bandcamp.com
youtube: youtube.com/user/MaryInJune
myspace: myspace.com/maryinjune
Qua sotto porete riascoltare la puntata di Insomnia in cui i Mary in June sono stati presentati.
myspace: myspace.com/maryinjune
rockit: rockit.it/maryinjune
Qua sotto porete riascoltare la puntata di Insomnia in cui i Mary in June sono stati presentati.
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