17 novembre 2011

B, prima parte - Dalla A alla Z, un vocabolario per il 2011


Dopo la lettera A, continua Dalla A alla Z, il nostro viaggio nel mondo della musica del 2011. Oggi vi presentiamo la prima parte - c'era un mucchio di roba! - degli argomenti che iniziano per B. Buona lettura!

Bandcamp
Bandcamp

Hai una band da promuovere? Bene:

  • Facebook è un buon mezzo per comunicare con i fan, ma per ascoltare musica - almeno per ora - fa pena;
  • Soundcloud propone un'ottima qualità audio, ma non si può certo dire che sia accattivante;
  • MySpace… qualcuno usa ancora MySpace? 
  • Se poi la musica volete anche venderla, be', sappiate che nell'iTunes Store ci si entra solo dopo diverse scartoffie e lunghe attese - senza considerare che senza un'adeguata promozione nessuno vi considererà mai -.


Quindi? Se ancora non lo conoscete, sappiate che Bandcamp è una ficata, in quanto risolve brillantemente tutti i suddetti problemi: questo bel sito permette di crearsi un pagina tanto sobria quanto intuitiva e fruibile, da personalizzare graficamente in modo essenziale ma efficace, dove il vostro materiale potrà essere ascoltato e acquistato da chiunque. Peraltro, i vostri ascoltatori avranno la possibilità di scegliere il formato dei file che volete downloadare - cosa che a noi piace molto -. Bandcamp tratterrà per sé una piccola percentuale del guadagno, ma il gioco a noi sembra che valga la candela. Ci troviamo davanti al MySpace del futuro?

Pagina Bandcamp dei Mary in June, band che abbiamo recensito poco tempo fa.




Enough Thunder
James Blake

Abbiamo già detto in passato quanto James Blake ci mandi in brodo di giuggiole: già a gennaio con il disco omonimo ha messo in cassaforte un primo posto nelle classifiche dei migliori album dell'anno di mezzo mondo. Ma il pischelletto da allora mica si è fermato, eh: non avendo vinto per un pelo il Mercury Prize ha visto bene di consolarsi regalandoci un nuovo singoletto, Order/Pan, nonché l'ep Enough Thunder, con risultati forse non all'altezza dell'enorme James Blake, ma comunque più che apprezzabili. Non pago, tra poche settimane darà alle stampe un altro ep, Love What Happened Here. Un'annata intensissima, soprattutto considerando che Blake si è imposto senza storie come principale codificatore di quella che già viene chiamata post-dubstep… Ma di questo parleremo alla lettera P, per ora ci limitiamo da dire che quest'anno è nata una stella di quelle belle luminose.






Banjo or Freakout
Banjo or Freakout

Pseudonimo di Alessio Natalizia, già nei Disco Drive, Banjo or Freakout è stato un nome molto chiacchierato nel corso del 2011. Ottima scrittura, esperienza in studio da produttore consumato: il risultato ci piace e ci fa ben sperare, ma rende inevitabile che si parli di lui come di un omologo italiano di Bradford Cox alias Atlas Sound / Deerhunter (di cui abbiamo parlato alla lettera A): stessa atmosfera stralunata, stessa disinvoltura nello spaziare tra pop, chill wave e shoegaze… non fosse per il timbro della voce sembrerebbe davvero di ascoltare Cox. Quindi: bravo Alessio, i numeri ce li hai, ora mettici più del tuo. Abbiamo già il Bruce Springsteen italiano e il Joe Cocker italiano, nutriamo fiducia nel fatto di non meritarci anche il Bradford Cox italiano.






Gloss Drop
Battles

Io ci sono rimasto un po' male: siamo davvero così boccaloni da sorbirci dai Battles il singolo Ice Cream senza pensare che non sia niente più di una presa in giro, bene che vada un divertissement? L'album Gloss Drop è già meglio di questa porcheria, ma dalla band di Mirrored mi aspettavo veramente molto di più. Sarà colpa dell'abbandono della band da parte del vulcanico Tyondai Braxton, sarà colpa dell'euro, sarà che ho scoperto che Atlas è plagiatissima da un bel pezzo d'avanguardia tedesco, ma i Battles per quanto mi riguarda hanno fatto un giro a vuoto, urge riscattarsi.






Smile
The Beach Boys

Meglio tardi che mai: tra il 1966 e il 1967 i Beach Boys lavorarono a Smile, che nelle intenzioni doveva essere il logico seguito del leggendario Pet Sounds. Il progetto non andò in porto e i pezzi rimasero nel cassetto per decenni, facendo sì che la bramosia dei fan fosse alimentata da bootleg contenenti le tracce in questione. Nel 2004 Brian Wilson pubblica una versione ri-registrata del progetto, ma è solo quest'anno che si è giunti allo svelamento delle registrazioni originali, opportunamente rimaneggiate e completate con il placet di tutti i Beach Boys superstiti. In breve, il box datato 2011 pone quindi fine alla storia di Smile, consegnandocene la versione in assoluto più vicina a ciò che quest'album sarebbe dovuto essere. 
Secondo noi è una delle loro cose migliori, speriamo che per voi possa essere una bella gemma da scoprire di questa band fondamentale.






Different Gear, Still Speeding
Beady Eye

Diciamocelo: ora come ora criticare i Beady Eye è come sparare sulla Croce Rossa. Di certo hanno avuto successo, ok, ma non crediamo che Liam Gallagher sia molto contento di vedere che ad oggi - nove mesi dall'uscita - il loro Different Gear, Still Speeding (nome e copertina da applausi) ha venduto circa 157mila copie contro le 122mila nella prima settimana di Noel Gallagher's High Flying Birds: bella scoppola, fratellino! Se poi andiamo ad ascoltarli, i Beady Eye, allora ci prende proprio lo sdegno: ci troviamo davanti al grado zero del brit pop, a una mestieranza di lunga data cui è stato levato il cervello. Tutto un capriccio di Liam, quindi? Possibile, tanto più ora: da una parte minaccia l'uscita di un secondo disco - con nostro sommo orrore - , dall'altra torna a frignare sulla spalla del fratello Natalino per chiedergli una reunion. Ma - diciamo noi - invece di fare il solito coglione: chiedere scusa no, eh?






... e siccome la lettera B è molto lunga, rimandiamo il resto a sabato 19 novembre! Alla prossima con Dalla A alla Z!
Clicca sulle lettere per leggere tutte le puntate via via che escono!

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